di Roberto Vernini, 6 giugno 1996
Alla fine di una giornata di volo, specialmente se non è andata proprio come volevamo, ci sentiamo distrutti. Vi assicuro che non è fatica.
Pratichiamo lo sport meno faticoso di tutti, dal punto di vista fisico, tranne in alcuni casi e cioè quando raggiungere il decollo significa camminare per 15′ di sentiero – Trekking; oppure quando atterrando fuori campo dobbiamo camminare per raggiungere la prima strada asfaltata – Marcia; o ancora quando, per sorti avverse in atterraggio, la vela si poggia su un albero – Free climbing.
Scherzi a parte non sono queste le situazioni che provocano affaticamento, ma ben altre.
Premetto di non aver alcun titolo di studio inerente lo sport o la medicina, ma la pratica continua di discipline diverse, mi ha portato a documentarmi ed a formulare delle personali considerazioni, sperimentate sulla mia persona e criticabilissime senza problemi, ve le espongono con qualche nozione teorica.
Qualunque tipo di movimento, seppur lieve, provoca un aumento della temperatura corporea, due meccanismi entrano in funzione, uno per la produzione del movimenti e uno per la termoregolazione, ambedue richiedono energia.
Il movimento é dato dalla contrazione dei muscoli, utilizza l’energia chimica fornita dagli alimenti, la termoregolazione é il fenomeno della sudorazione caratterizzato dalla perdita di liquidi e di sali minerali.
Quante volte siamo arrivati in decollo nel momento che ritenevamo migliore per volare (che coincide sempre con il pranzo) a digiuno, rimandando a più tardi il nutrirsi, o peggio con un pranzo completo consumato mezza ora prima, due comportamenti spesso giustificati con “tanto ho i rotoletti di ciccia quindi digiunare per adesso non mi fa male”, oppure “Io mi sono nutrito, quindi sono a posto con la coscienza ed ancor di più con lo stomaco”.
Digiunare provoca all’interno dell’organismo una cosiddetta emergenza, il metabolismo capisce di essere in una fase di “Carestia” e, leggete attentamente, non utilizza i grassi (rotoletti di ciccia) per produrre energia, ma bensì tessuto muscolare, vi ritroverete così a fine giornata, si più leggeri, ma anche con minor tono muscolare, insomma più flaccidi.
Di un pasto completo, subito immediatamente dopo, se ne utilizza forse solo un 5-10%, in quanto il processo di trasformazione degli alimenti (oltre a richiedere a sua volta ulteriore energia) richiede qualche ora, per esempio il pane oppure il riso rimangono nello stomaco 3 ore, mentre una bistecca anche 5, solo 1 ora per un bicchiere di birra o di latte.
Ecco comparire durante il volo o subito dopo sensazioni sgradevoli tipo:
– crisi di fame;
– confusione;
– astenia;
– perdita di conoscenza.
Queste situazioni sono tipicamente provocate dagli sbalzi di glicemia, responsabile del tasso di glucosio nel sangue in equilibrio col glicogeno, fonte unica di energia per i muscoli e quindi benzina dei movimenti.
Ecco quindi il trucci, quando vi si presenta una giornata particolarmente intensa, dove il tempo per mangiare scarseggia, mangiate poco e spesso, é importante che sia ogni tre ore, se potette anche durante il volo; é importante assumere CARBOIDRATI e MALTODESTRINE, sono sostanze contenute, per esempio, dentro integratori liquidi monodose disponibili in farmacia o in erboristeria sotto forma e gusti diversi (contengono anche sali minerali).
Richiedono un impegno digestivo quasi nullo, divenendo disponibili per l’organismo immediatamente (stabilizzatori glicemici).
Non ci crederete ma a questo punto anche il grasso diverrá fonte primaria di ossidazione.
Un ultimo consiglio, tutti i processi energetici svolti dall’organismo producono dei composti dannosi, sono i RADICALI LIBERI; questi attaccano le cellule provocandone un precoce invecchiamento.
L’unico rimedio sono le sostanze antiossidanti come la vitamina C ed E, vanno assunte in dosi massicce o allo stato puro (in farmacia o erboristeria) o contenute in frutta e verdura.
Integrate gente, integrate
Roberto testa pelata